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    Derivati, che paura!
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    Cosa sono i DERIVATI?

    Matteo PegoraroBy Matteo Pegoraro21 Aprile 2022Updated:27 Gennaio 2025Nessun commento
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    Che cosa sono i Derivati? Questa domanda spesso è associata alla paura. Perché? La colpa è del terrorismo psicologico creato dai media di tutto il mondo, soprattutto dopo la crisi del 2008 insieme alle avventure di molti sprovveduti che si sono bruciati i risparmi. In realtà, non c’è nulla di cui avere paura, se non dell’ignoranza.

    Seguitemi in questo viaggio fra i più famosi derivati, scoprirete che anche se sono complessi ci sono molte opportunità per chi ha le conoscenze.

    Sommario

    • 1 Definizione e Finalità
    • 2 La storia dei Derivati
    • 3 Tipologie di Derivati
    • 4 I principali derivati
    • 5 Conclusione
    • 6 Fonti

    Definizione e Finalità

    Un derivato è un titolo finanziario il cui prezzo deriva dal valore del sottostante oppure dal verificarsi in futuro di un evento osservabile oggettivamente.

    Questi strumenti sono in antitesi con gli strumenti finanziari primari il cui valore non dipende da altri strumenti finanziari, ma dall’attività economica, e sono usati per raccogliere capitali (azioni e obbligazioni). I titoli sintetici sono invece la combinazione fra un derivato e uno strumento finanziario primario.

    Il sottostante (o underlying asset) di un derivato può essere qualsiasi cosa. Abbiamo strumenti costruiti su azioni, bond, valute, indici, altri derivati, tassi di interesse, merci, eventi climatici, materie prime… il tutto in forma singola o un paniere dei precedenti.

    Le finalità per cui sono nati i derivati sono 3:

    1. finalità di copertura o hedging: riduzione del rischio, simili a un’assicurazione.
    2. finalità speculative: esporsi a rischio per trarne profitto-
    3. finalità di arbitraggio: potrebbe esserci una discrepanza di prezzo fra il derivato e il sottostante per cui è possibile ottenere un profitto privo di rischio.

    La storia dei Derivati

    L’origine dei derivati è molto antica, pensate che i contratti a termine erano già ampiamente utilizzati al tempo dei greci e dei romani. Ai romani si deve l’introduzione dei fora vendalia uno strumento simile ai futures finalizzati ad alcune produzioni agricole come il grano.

    Nel Medioevo abbiamo assistito alla nascita dei primi moderni mercati dei futures presso le fiere stagionali agricole, stiamo parlando sempre di protezione per scarsità di bene o per sovrabbondanza del raccolto. Nel 1164 a Genova il Comune ha firmato il primo derivato con un Monte di Pietà per l’anticipo immediato delle entrate fiscali future. Nel 1600 al Royal Exchange di Londra vennero ammessi i contratti forward e nel 1637 ci fu la famosa Bolla dei Tulipani figlia della speculazione su questi derivati.

    La standardizzazione dei contratti arrivò con la fine del XVIII secolo per le importazioni dagli Stati Uniti di cotone e grani. La globalizzazione dei mercati, gli shock petroliferi, gli sviluppi teorici (Black, Scholes e Merton) hanno ampliato l’uso dei derivati diventando uno dei principali mercati del mondo. Nel 2010 il valore era pari a 670 trilioni di dollari, la maggior parte OTC con una prevalenza degli Interest Rate Swap (IRS) pari a 365 trn$. Piccola nota il PIL mondiale annuo nel 2010 era pari a 70 trilioni di dollari.

    Se ti interessa questo argomento abbiamo pubblicato una ricerca dedicata alla nascita dei futures.

    Tipologie di Derivati

    La varietà dei contratti derivati è potenzialmente infinita e ne nascono di nuovi ogni giorno. Avrete sentito parlare di Forward, Future, Swap, Certificati, Opzioni, ETF, CFD… e sappiate possono essere contenuti in un’obbligazione (es. equity-linked il cui rendimento è indicizzato a un’azione o a un paniere), un ETC a leva o un mutuo (tasso variabile con cap).

    Prima di partire dobbiamo fare una distinzione fra i “contratti derivati” e i “titoli derivati”. Questi ultimi sono chiamati anche derivati cartolarizzati, si tratta di derivati incorporati all’interno di un titolo negoziabile sui mercati, mentre il contratto è un accordo fra due parti.

    I derivati (titoli o contratti) sono simmetrici quando acquirente e venditore si impegnano ad effettuare una prestazione alla data di scadenza, mentre sono asimmetrici quando soltanto il venditore è obbligato a soddisfare la volontà del compratore.

    Possiamo categorizzare i derivati oltre che per la loro struttura, anche per il sottostante, per la presenza o meno della leva, per la loro finalità, per il meccanismo di funzionamento e in molti altri modi.

    Molto più importante, però, è capire le possibilità e la flessibilità che ci garantiscono negli investimenti, poiché riescono a riempire e penetrare ogni spazio del mercato per cui abbiamo pochi limiti a operare. Questo è il problema… siamo liberi di agire in un mondo che non ci fornisce i mezzi per capire cosa stiamo facendo. Quanti hanno dilapidato i risparmi in operazioni a leva dai presunti facili guadagni oppure scoperto solo a posteriori di aver acquistato derivati?

    Diventa fondamentale capire come la struttura del derivato si finalizza nel prezzo, ossia come si forma il prezzo e cosa causa le variazioni. Questo aspetto sarà trattato separatamente per singolo strumento, perché è quello che rende complessi i derivati.

    I principali derivati

    Futures: sono contratti a termine, prevedono l’accordo fra due parti di concludere obbligatoriamente uno scambio a una certa data avendo fissato a pronti tutte le condizioni quali i prezzi, le quantità e la data e il luogo di consegna. I futures sono standardizzati e questo permette loro di essere negoziati sui mercati regolamentati. Ci sono diverse tipologie di futures: financial (azioni, indici…), commodity, currency e volatility. I prezzi delle differenti scadenze dei futures sono mostrate nella Curva Forward dalla cui forma derivano Contango e Backwardation.

    Forward: sono simili ai futures, ma sono contratti NON standardizzati, sono scambiati OTC (over-the-counter) in mercati non regolamentati.

    Swap: sono contratti in cui due parti si accordano per scambiare un flusso finanziario (anche in differente valuta) a una data prestabilita o secondo una cadenza prestabilita. Sono negoziati in mercati non regolamentati (OTC).

    Opzione: contratto è un  che attribuisce il diritto (ma non l’obbligo), di comprare (opzione call) o vendere (put) una prefissata quantità di un sottostante ad un prezzo prefissato (strike price o prezzo di esercizio) alla data di scadenza (o maturità) se si tratta di un’opzione europea o entro quella data se americana.

    Warrant: sono dei titoli finanziari che conferiscono al possessore il diritto (non obbligo) di acquistare e sottoscrivere (warrant call) o vendere (warrant put) una determinata quantità di azioni sottostanti a un prezzo (strike), entro una scadenza prefissata secondo un determinato rapporto di esercizio. Possono essere quotati e esistono in variante americana o europea. Si differenziano dalle opzioni principalmente perché sono derivati cartolarizzati (titoli), sono emessi direttamente dalla società sottostante e presentano scadenze più lunghe.

    Covered Warrant: sono titoli derivati quotati emessi da un intermediario finanziario (banche) che conferiscono all’acquirente il diritto di acquistare (CW call) o vendere (CW put) un’attività sottostante a un prezzo prestabilito (strike price) entro o a una scadenza prefissata (sempre a seconda della tipologia americano o europeo). Si differenziano dai warrant per l’emittente, il sottostante che non è limitato alle azioni e perché prevedono la consegna fisica o monetaria.

    Certificates: sono dei derivati cartolarizzati negoziati sui mercati regolamentati che replicano con leva o senza leva l’andamento del titolo sottostante. Sono emessi da intermediari finanziari, sono privi di costi di gestione, ma si rinuncia ai dividendi.

    CFD: è un contratto derivato tra due parti, l’acquirente (noi) paga un tasso d’interesse (più uno spread) e in cambio riceve dal venditore (il broker) il rendimento del sottostante di cui non ha la proprietà. Sono possibili vendite allo scoperto. Il vantaggio principale è che aprire una posizione  non è necessario pagare l’intero ammontare del sottostante (es. 100 azioni Tesla), ma solo un margine e conseguentemente usufruire dell’effetto leva. Non sono permessi negli Stati Uniti per le normative della Commodity Futures Trading Commission (CFTC) e della Securities and Exchange Commission (SEC) sui mercati OTC.

    ETF: gli Exchange Traded Funds sono fondi comuni d’investimento aperti, il cui patrimonio è variabile rendendo possibile sottoscrivere nuove quote o chiederne il rimborso quotidianamente. Gli ETF sono dei titoli derivati, il sottostante è un paniere di altri strumenti finanziari come azioni, obbligazioni, materie prime, futures e altro.

    ETN: gli Exchange Traded Commodities sono strumenti finanziari derivati cartolarizzati emessi da una società veicolo (SPV, special purpose vehicles). Gli ETC sono caratterizzati da separazione patrimoniale e prevedono l’investimento diretto o in materie prime fisiche o in contratti derivati sulle stesse materie prime stipulati dall’emittente con operatori di elevato rating.

    ETC: gli Exchange Traded Notes sono strumenti finanziari derivati cartolarizzati emessi da una SPV a fronte dell’investimento diretto dell’emittente nel sottostante (diverso dalle commodities) o in contratti derivati sul medesimo.

    ABS: anche le tristemente famose Asset Backed Securities sono derivati anche se categorizzate come obbligazioni. Nascono dalla cessione di una moltitudine di crediti e altre attività finanziarie a una SPV, questa li cartolarizza (inserendole in un titolo) e emette delle obbligazioni (le ABS) che vengono collocate sui mercati. All’interno di questa categoria troviamo i Mortagage Backed Securities, cioè i titoli garantiti da un insieme di mutui ipotecari. Il valore e le cedole derivano direttamente dalle somme incassate dalla moltitudine di crediti ceduti.

    CDO: una Collateralized debt obligation è un’obbligazione, sempre emessa da una SPV, che ha come collaterale (garanzia) un debito di varia natura. Possono essere composte da una moltitudine di debiti e ABS che vengono impacchettate (pooling) tutte assieme e poi distribuite nuovamente sul mercato.

    Conclusione

    Il mondo dei derivati è ampio e complesso, e sicuramente continuerà su questa strada. Se non avete ancora abbastanza paura, sappiate che esistono molte varianti dei derivati sopra citati, vengono implementati in strategie complesse e ci sono molti parametri e dati da osservare per capire il movimento dei prezzi.

    I derivati sono stati strumentalizzati come la causa della Crisi dei mutui subprime del 2008, ma la colpa è sempre dell’uomo che preme il grilletto e di chi gli ha permesso di avere la pistola (autorità di vigilanza), non dello strumento. In ogni caso, il terrorismo psicologico serve a per spaventare i piccoli investitori ma società, istituzioni finanziarie e grandi investitori non hanno mai smesso di usarli, nemmeno nello stesso 2008, tanto che i volumi sono ripresi rapidamente.

    Concludo dicendo che non preoccuparvi! Vogliamo approfondire ogni derivato per fare luce su questo magnifico mondo, pieno di ottime opportunità anche per noi retail, bisogna però agire con senno e studiare.

    Fonti

    D.Lgs. n.58 del 24 febbraio 1998 –   Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (TUF)
    ETF Securities. ETPedia, The educational guide to Exchange Traded Products (ETPs)
    J. Hill, D. Nadig, M. Hougan, D. Fuhr (2015), A Comprehensive Guide to Exchange traded Funds (Etfs)
    Richard A. Ferri (2010), The ETF book: all you need to know about exchange-traded funds. John Wiley & Sons.
    www.borsaitaliana.it
    www.investopedia.com

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    Matteo Pegoraro

      Laureato in Banca e Finanza ed Economia Aziendale presso l'Università di Udine. Ho all'attivo alcune pubblicazioni su ETF e ETN su riviste specialistiche.

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