Cosa sono i Certificates? Sono dei titoli negoziati sui mercati regolamentati che replicano con leva o senza leva l’andamento del titolo sottostante. Sono derivati cartolarizzati al cui interno interno sono incorporate delle strategie in opzioni. La varietà delle tipologie di certificates li rende degli strumenti molto flessibili e dal potenziale ampio utilizzo.
Sommario
- 1 Struttura dei Certificates
- 2 Classificazione
- 3 Varianti
- 4 Rischi
- 5 Fattori importanti nella valutazione di un certificates
- 6 Differenze con ETF e ADR/GDR
- 7 Conclusione
- 8 Se volete approfondire acepi.it Borsa Italiana I prospetti informativi sono disponibili sui siti internet degli emittenti e su Borsa Italiana.
Struttura dei Certificates
Il sottostante può essere un titolo, un indice azionario, materie prime, valute, tassi d’interesse o real estate. È possibile che sia composto da un singolo asset oppure da un paniere di attività. Le opzioni incorporate nei certificates possono essere plain vanilla (call e put) o esotiche (prevedono clausole particolari come le barriere).
I certificates sono emessi da istituzioni finanziarie (prevalentemente banche) che si assumono l’obbligo dei pagamenti dei flussi dovuti, di quotazione e di garantire la liquidità. L’investitore è esposto, pertanto, a un rischio di insolvenza dell’emittente di cui diventerà un creditore chirografario e non privilegiato, senza alcuna garanzia se non è previsto un collaterale.
Questi derivati sono quotati su mercati regolamentati (es. SeDex e EuroTLX), al cui interno sono presenti market maker per garantire una liquidità minima. Prima che i titoli entrino nel mercato secondario c’è una fase di collocamento, tramite le banche, ma è consigliabile evitarla perché si pagano le commissioni di collocamento, mantenimento, strutturazione e/o finanziamento che sono comprese nel prezzo di emissione e variano da un minimo del 0,5% al 5%.
Le finalità sono molte perché offrono un’ampia varietà di profili di rischio e rendimento, per cui sono adatti anche a orizzonti di investimento differenti. Come vedremo, possono far ottenere flussi di cedole, premi condizionati, esposizione a leva, varie forme di capitale garantito e diversificazione in un portafoglio.
Il profilo di rischio maggiore dei titoli a leva li rendono più adatti a investitori con molte competenze finanziarie con orizzonte di breve periodo. I certificates senza leva sono più semplici e sono orientati a strategie di medio lungo termine.
In genere, è richiesto all’investitore di rinunciare ai dividendi distribuiti durante la vita del certificato dall’attività sottostante per compensare i costi di acquisto delle opzioni e del funzionamento del prodotto. Tuttavia, i certificates sono privi di costi di gestione.
I certificates garantiscono un trattamento fiscale per il quale il reddito (sia cedole che aumento di valore) derivante è soggetto a un’aliquota fiscale del 26%, ma le plusvalenze realizzate costituiscono redditi diversi. Per questo motivo sono compensabili con le perdite (minusvalenze) realizzate con altri strumenti come azioni, fondi ed ETF.
Classificazione
Classificare i certificates è complicato perché nascono nuove forme ogni giorno. In Italia, Borsa Italiana suddivide i certificates senza effetto leva (investment certificates) e quelli a leva (leverage certificates). I primi sono suddivisi fra i più semplici della classe A (replica lineare del sottostante e capitale non protetto) dalla classe B (aggiunta di opzioni, bonus, garanzie del capitale…).
Nel nostro paese esiste dal 2006 l’Associazione Italiana Certificati e Prodotti di Investimento (ACEPI) che riunisce molte banche (come Deutsche Bank, Société Générale, Unicredit) con lo scopo di promuovere l’utilizzo dei certificates anche tramite iniziative educative. L’associazione propone una classificazione in 4 gruppi di cui definisco il caso standard, che può essere modificato con delle varianti che vedremo nel prossimo paragrafo.
Certificates a capitale protetto (mercato secondario permette di fissare performance a scadenza) | Certificati a capitale condizionatamente protetto (solitamente vincolato a intervallo fra barriera e prezzo iniziale) |
Equity protection: partecipazione al rialzo a scadenza. Possono essere previsti cap, protezione valutaria (Quanto) e del capitale totale o parziale. | Airbag: partecipazione a rialzo, vengono ammortizzate le perdite sui ribassi in un intervallo fra strike iniziale e barriera. |
Digitali: si ricevono premi ricorrenti durante la vita e a scadenza se alle date di osservazione il prezzo del sottostante è superiore o uguale a un livello prefissato. | Bonus: se il sottostante a scadenza non è mai sceso sotto una barriera inferiore si riceve un rimborso maggiorato, altrimenti è lineare al sottostante. |
Express protection: Rimborso anticipato con pagamento di un ammontare prefissato se in una delle date prestabilite il prezzo del sottostante è superiore o uguale ad un livello prefissato. | Cash Collect: fornisce cedole ricorrenti durante la vita e a scadenza se nelle date di osservazione il sottostante è superiore o uguale ad un livello prefissato. Altrimenti replica lineare del sottostante. |
Butterfly: partecipazione al rialzo se la barriera superiore non viene superata, viceversa al ribasso se barriera inferiore non viene superata. Protezione totale del capitale. | Express: rimborso anticipato maggiorato di un premio, se in una delle date prestabilite (anche a scadenza) il sottostante è superiore o uguale ad un livello prefissato. Altrimenti replica lineare. |
Double win: partecipazione illimitata a rialzo e ribasso. | Outperformance condizionatamente protetti: partecipazione illimitata a rialzo e ribasso, previsto un intervallo di protezione del capitale. |
Twin Win: partecipazione al rialzo e al ribasso del sottostante a scadenza anche superiore al 100%, ma non deve mai scendere sotto una barriera di protezione prefissata, altrimenti replica lineare. |
Certificati a capitale non protetto | Certificati a leva |
Benchmark: replica lineare del sottostante. Se open end non hanno scadenza (cd. Tracker certificate). | Leva fissa: Replica lineare con effetto leva costante nel tempo. Soffrono dell’effetto compounding, consigliati per l’intraday. |
Discount: si acquista a sconto il sottostante. La partecipazione al rialzo fino al raggiungimento del cap (il valore del sottostante), con possibilità di realizzare profitti anche in caso di ribasso. | Leva dinamica: Replica lineare con effetto leva non costante nel tempo, è presente un meccanismo di stop loss. Sono i Turbo Long e Short e i Mini Future long e short. La leva viene calibrata ogni giorno sulla base di Strike e Barriera. Limitano l’effetto compounding. |
Outperformance: partecipazione al rialzo superiore al 100%, al ribasso in linea col sottostante. |
A queste categorie andrebbero aggiunti i Credit Linked Notes che hanno per sottostante una o più obbligazioni.
Varianti
A ognuna delle tipologie proposte è possibile applicare delle varianti:
- Autocallable: prevede il rimborso anticipato condizionato.
- Protection: offre la protezione del capitale (se non prevista).
- Short: serve a sfruttare i ribassi del sottostante.
- Worst of: contiene diversi sottostanti. La performance dipende da quello con il rendimento inferiore.
- Best of: idem, ma performance dipende dal rendimento più elevato;
- Rainbow: sottostante è costituito da un paniere di titoli con ponderazione variabile in funzione delle performance dei sottostanti costitutivi del paniere.
- Rebound: ci sono opzioni che vengono attivate se il sottostante raggiunge una determinata barriera.
- Asian: il valore del sottostante alla scadenza sarà una media dei valori mensilmente rilevati.
- Coupon: aggiunti premi se durante la vita o a scadenza il sottostante raggiunge determinati obiettivi.
- Booster: prevedono una partecipazione al rialzo/ribasso superiore al 100% nel caso il prezzo del sottostante raggiunga una determinata soglia.
- Digital: prevede premi di rimborso condizionati al superamento del sottostante di un livello predeterminato. L’entità è predefinita all’emissione e indipendente dal livello raggiunto dal sottostante.
- Double chance: prevedono la distribuzione di proventi anche nel caso in cui il sottostante sia inferiore allo strike a condizione che la protezione condizionata risulti attiva.
- Cliquet: presenti opzioni finanziarie che si attivano se il sottostante raggiunge livelli predeterminati durante le date di osservazione previste.
- Cap: limiti predefiniti a guadagni
- Quanto: protezione dalle oscillazioni valutarie, ovvero del rischio di cambio.
- Barriera americana (rilevata continuamente) o europea (rilevata a scadenza)
- Alpha: permette di perseguire una strategia di Absolute return ottenendo un rendimento pari al differenziale di performance dei sottostanti
Se siete interessati ad approfondire la classificazione, la denominazione, i payoff, gli emittenti e le altre caratteristiche vi invito a scaricare la mappa dei certificati dal sito ACEPI.
Vi faccio notare altri tre aspetti:
- la barriera può essere continua (americana) oppure discreta (europea), in quest’ultimo caso si attiva solo in date di osservazione stabilite a priori.
- l’eventuale cedola può essere condizionata o incondizionata, nel primo caso verrò corrisposta a determinate condizioni, ad esempio un valore superiore a una certa barriera.
- Alcuni certificati prevedono l’effetto memoria, ipotizziamo che una cedola condizionata non venga corrisposta per aver superato la barriera, nella rilevazione successiva può venire incassata anche quella che in precedenza era saltata.
Rischi
Abbiamo già citato il rischio di insolvenza dell’emittente del Certificates. A questo si aggiunge il rischio di variazione del merito creditizio (rating) della società emittente dell’azione (il sottostante) oltre che al rischio del suo fallimento. In caso delisting del sottostante il certificato scade anticipatamente e viene rimborsato l’equo valore di mercato (fair value).
Al fianco di questi ci sono il rischio di mercato (che ricordo non essere diversificabile) e il rischio di liquidità che coinvolge sia il sottostante che il certificato stesso. Notate che normalmente il bid ask spread è maggiore rispetto al sottostante o alle opzioni.
L’emittente del certificato può modificare alcune caratteristiche con l’obiettivo di “mantenere la posizione dell’investitore neutrale di fronte al verificarsi di eventi straordinari che possono riguardare il sottostante” (cit. ACEPI) come nel caso del cambio di sottostante per fusione. Le casistiche le trovate nei documenti del singolo certificato.
Fattori importanti nella valutazione di un certificates
La volatilità è positiva per un compratore di opzioni plain vanilla perché rende più probabile l’esercizio, allo stesso modo l’investitore in certificates osserva un aumento del valore del certificato. Se sono presenti barriere (inferiori o superiori) l’aumento della volatilità aumenta le probabilità di toccarle e provoca una riduzione di valore del certificato. Lo stesso vale se sono presenti cap al rendimento.
Il tempo è un altro fattore determinante più ci si avvicina alla scadenza minori sono le probabilità di esercitare l’opzione per cui il valore cala, stesso discorso per i certificates. Al contrario, al trascorrere del tempo i certificates con barriera vedono ridursi la possibilità di toccare questa barriera prima della scadenza.
Altri fattori da tenere conto sono la dinamica dei tassi d’interesse, l’andamento dei cambi valutari e la correlazione fra i titoli presenti nell’eventuale paniere del certificates. La correlazione varia da -1 (inversamente correlati) a 0 (non correlati) a +1 (correlati), più c’è decorrelazione maggiore è la diversificazione e minore la volatilità. Questo fattore è interessante per molti certificates ad esempio best of o worst of.
Un ultimo rilevante fattore sono i dividendi che non vengono percepiti dall’investitore, ma il cui stacco provoca una diminuzione di valore del titolo.
Differenze con ETF e ADR/GDR
Abbiamo già ampiamente parlato degli ETF per cui sarò breve, per saperne di più vi rimando ai nostri articoli.
- I certificates non presentano un patrimonio separato da quello dell’emittente al contrario degli ETF.
- Non distribuiscono dividendi e proventi, al contrario degli ETF a distribuzione.
- Gli ETF sono senza scadenza, i certificates presentano una scadenza predeterminata tranne i certificates benchmark open end.
- I certificati non presentano costi di gestione.
- La tassazione è al 26% per le plusvalenze ottenute e figurano come redditi diversi per cui sono compensabili con le minusvalenze pregresse. Gli ETF sono tassati diversamente se detengono titoli di stato, se sono armonizzati o non armonizzati alla normativa UCITS. Gli ETF producono molti redditi da capitale, non compensabili con minusvalenze accumulate dall’investitore.
I certificates potrebbero ricordarci le ADR e GDR, le differenze principali sono che i certificates includono una strategia di opzioni che viene incorporata in un titolo negoziabile e non sono limitati al mercato azionario.
Conclusione
I certificates offrono ampia scelta di strategie complesse in opzioni all’interno di titoli negoziati su mercati regolamentati, senza ricorrere a futures, ETF o altri derivati. Sono privi di costi di gestione. All’interno dei mercati sono presenti dei market maker che dovrebbero garantire la liquidità dello strumento. L’aliquota fiscale del 26%, ma le plusvalenze realizzate costituiscono redditi diversi e possono essere compensate con le minusvalenze generate da altri strumenti.
Non tutto è oro quel che luccica, i certificates sono strumenti complessi, i costi possono essere elevati in fase di collocamento, la liquidità non è uniforme e i bid ask spread possono essere ampi. Per remunerare la struttura bisogna rinunciare ai dividendi.
Se volete approfondire
acepi.it
Borsa Italiana
I prospetti informativi sono disponibili sui siti internet degli emittenti e su Borsa Italiana.
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