Gli Exchange Traded Funds possono essere divisi in diversi modi, uno di questi è la tipologia di gestione. In questo caso gli ETF sono suddivisi in attivi, passivi e smart beta.
ETF Passivi
Gli ETF passivi sono la tipologia più diffusa sui mercati finanziari sia a livello italiano che globale. Questi sono una particolare tipologia di fondo d’investimento o Sicav negoziati in Borsa come un’azione, con l’unico obiettivo di replicare passivamente l’indice al quale si riferiscono, il benchmark. Il compito del gestore del fondo, in questo caso, è quello di mantenere le proporzioni dei singoli titoli detenuti in portafoglio in linea con la composizione dell’indice, tale operazione è chiamata ribilanciamento. Gli Exchange Traded Funds passivi sono conosciuti con diversi nomi come trackers o replicanti. La gestione passiva che li caratterizza fa rientrare questi ETF nella categoria degli index funds.
ETF Attivi e Smart Beta
Gli ETF attivi e smart beta sono caratterizzati per una gestione finalizzata a ottenere un rendimento superiore rispetto all’indice di riferimento, anch’essi quindi sono collegati a un benchmark (anche se non sempre viene esplicitato). Il gestore adotta un asset allocation diversa rispetto a quella rappresentata nell’indice, intervenendo sulle proporzioni (il peso) delle attività in portafoglio in funzione delle proprie aspettative e analisi.
Negli ETF attivi l’asset allocation viene eseguita da un vero e proprio gestore attivo che attraverso diverse metodologie di analisi individua, ad esempio, un’impresa o un settore che può garantire un rendimento migliore di altri e per questo è meritevole di un maggior peso nel fondo. Negli Exchange Traded Funds smart beta, o semi-attivi, invece la ponderazione viene effettuata tramite dei coefficienti (beta) decisi a monte in base a una strategia e rivisti periodicamente dal gestore ma applicati con procedure automatiche.
Gestione Attiva vs Gestione Passiva
Non è possibile affermare se la gestione attiva sia migliore di quella passiva o viceversa. L’efficacia dipende dal contesto e dal settore di investimento, ma possono anche essere ritenute complementari poiché la gestione passiva non discrimina le società o gli asset in base alla loro qualità generando inefficienze. Queste possono essere sfruttate dai gestori attivi per battere il mercato.
È cosa nota però che i gestori attivi che battono il mercato non sono la maggioranza, ma ci sono settori in cui ci riescono con maggiore frequenza. Questa teoria ha cominciato ad attirare l’attenzione a partire dalla Teoria dei Mercati Efficienti di Fama (1970). Negli anni seguenti si sono susseguite ricerche di molteplici autori (fra i tanti si citano P. Samuelson (1974), J. Bogle (1951), Malkiel (2003)), che sono state confermate anche recentemente dalle analisi fornite da società come Morningstar.
In ogni caso, entrambe queste tipologie di gestione continueranno ad esistere e ad essere apprezzate da parte degli investitori.
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