Forward e Futures sono fondamentali per l’economia globale e il loro sviluppo ha senza dubbio cambiato la storia della finanza. In questo articolo voglio raccontare la nascita dei contratti a termine e dei derivati, approfondendo anche lo sviluppo dei mercati dove vengono negoziati. Partiremo da un richiamo al nostro articolo in cui abbiamo evidenziato le differenze fra questi due strumenti finanziari.
Sommario
- 1 Cosa sono i Forward e i Futures?
- 2 Dalla Mesopotamia alla Grecia fino all’Impero Romano
- 3 Gli sviluppi del XVI e XVII Secolo fra Europa
- 4 La Borsa del Riso di Dojima, Osaka – Giappone
- 5 La nascita del mercato dei futures americano: il Chicago Board of Trade (CBOT)
- 6 L’evoluzione dei mercati dei futures fino ai giorni nostri
- 7 Conclusione
- 8 Note
- 9 Bibliografia
- 10 Sitografia
Cosa sono i Forward e i Futures?
I contratti forward sono contratti derivati a termine non standardizzati, che vengono negoziati al di fuori dei mercati regolamentati, mentre i contratti futures sono contratti a termine standardizzati, che vengono negoziati su mercati regolamentati. È importante quindi notare che non sono sinonimi, tuttavia non sempre è facile scindere così nettamente i contratti utilizzati nei secoli passati.
Questi contratti sono un accordo tra due parti, un compratore e un venditore, per scambiare una determinata quantità di un bene o servizio a un prezzo stabilito in un luogo in una certa data futura. Il sottostante è molto vario, possono essere valute, materie prime, azioni, opzioni sul VIX, ecc. Lo scopo è quindi di copertura (hedging) per agricoltori, allevatori, società minerarie, finanziatori (banche e altre istituzioni), ma anche speculazione o gestione del portafoglio.
Dalla Mesopotamia alla Grecia fino all’Impero Romano
Le prime forme di contratti a termine nascono sui beni agricoli e hanno origini molto antiche. Le enormi distanze hanno sempre creato difficoltà nelle comunicazioni e nei trasporti, per cui vi era la necessità per commercianti e coltivatori di proteggersi dal rischio di fluttuazioni dei prezzi e assicurarsi le forniture.
Le prove archeologiche indicano che erano utilizzati in Mesopotamia dai Sumeri per la compravendita di grano e altri prodotti agricoli già nel 3000 a.C. e che questo sistema era presente anche a Babilonia nel XVIII secolo a.C.
Il Codice di Hammurabi (1750 a.C. circa, conservato al Louvre di Parigi) consentiva che le vendite di beni e beni fossero consegnate a un prezzo concordato in una data futura, purché i contratti fossero redatti per iscritto e avere dei testimoni.
I contratti erano solitamente scritti su tavolette di argilla e contenevano informazioni sul tipo di bene, la quantità, il prezzo, il luogo e la data di consegna che venivano predeterminate al momento della stipula ed era permessa la cessione del contratto a altri soggetti. Questi embrioni di forward venivano contrattati nei templi e hanno facilitato la diffusione dei primi derivati.
Nell’antica Grecia si faceva largo uso dei contratti a termine. Aristotele racconta nel suo libro Politica che nel 580 a.C. Talete di Mileto, noto matematico e filosofo greco, riuscì ad accumulare una fortuna speculando sul prezzo delle olive.
Talete riteneva che la raccolta autunnale successiva sarebbe stata particolarmente cospicua. In previsione di questo fatto, il filosofo stipulò in inverno quando la domanda era bassa dei contratti simili alle opzioni per assicurarsi il diritto ad utilizzare alcuni frantoi a Mileto a prezzo fisso ma leggermente maggiorato quando la domanda bassa domanda. La domanda di frantoi crebbe all’avvicinarsi della stagione del raccolto e questo permise a Talete di cedere i suoi diritti sui frantoi a prezzi molto più elevati di quelli che aveva pagato.
Nel diritto romano, esisteva un contratto vincolante noto come Stipulatio, che serviva a fissare il prezzo di consegna di un raccolto futuro. Questi contratti avevano principalmente uno scopo di copertura, considerando le grandi distanze e i tempi di trasporto necessari per spostare merci dalle varie regioni dell’Impero Romano, ad esempio dall’Egitto a Roma il solo tragitto marittimo poteva durare anche più di 40 giorni.
Esistevano anche dei mercati, chiamati fora vendalia, specializzati in prodotti agricoli dove era possibile stipulare questi contratti. Tuttavia, è essenziale notare che questi contratti non erano standardizzati né regolamentati, nonostante avessero un valore legale.
Gli sviluppi del XVI e XVII Secolo fra Europa
I contratti forward erano utilizzati nel medioevo anche in Italia, Francia e Cina per la compravendita di una varietà di beni, tra cui grano, bestiame e vino. Tuttavia, il primo sviluppo significativo dei contratti a termine ebbe luogo tra il XVI e il XVII secolo nei Paesi Bassi e in Inghilterra.
Le grandi ricchezze frutto degli imperi coloniali generarono un grande fermento economico di queste aree d’Europa creando la necessità di avere dei luoghi di incontro dove concludere gli scambi con facilità e possibilmente in un contesto regolamentato.
Il risultato è stata la nascita delle prime borse europee: la Borsa di Anversa (1531), il Royal Exchange di Londra (1571) e la borsa di Amsterdam (1611). La nascita delle borse ha portato un grande aumento alla liquidità di azioni e forward. La Borsa di Amsterdam a metà ‘600 offriva sia contratti forward che opzioni sulle materie prime, oltre che azioni e titoli esteri. Ad esempio venivano scambiati contratti a termine sulla Verenigde Oostindische Compagnie cioè la Compagnia Olandese delle Indie Orientali. Le principali materie prime scambiate all’epoca sono grano, cotone, bestiame, zucchero ma anche aringhe, olio di balena, beni coloniali come spezie e cacao oppure i bulbi di tulipano.
Grandi innovazioni hanno portato anche però diverse crisi finanziarie, come la Bolla dei Tulipani del 1637 o la South Sea Bubble del 1720. In particolare, i tulipani erano stati importati dalla Turchia a fine ‘500 ed erano considerati una merce di lusso per ricchi e una sempre più importante borghesia. La grande domanda fece lievitare il prezzo scatenando una vera e propria euforia generale (una sorta di FOMO seicentesca) che coinvolse larga parte della popolazione in cerca di guadagni facili.
Alcuni commercianti cominciarono a vendere il bulbo del tulipano, come una sorta di forward sulle produzioni future di Tulipani. Questa pratica fu soprannominata windhandel (letteralmente, “commercio del vento”), in quanto spesso i bulbi non erano fisicamente consegnati all’atto dell’acquisto.
L’iperinflazione creò una bolla (cd. Tulipanomania) che scoppiò nel momento in cui alcune aste, in particolare una a Haarlem, finirono deserte scatenando un panic selling che portò a un rapido crollo dei prezzi dei bulbi. Chi deteneva contratti, che spesso obbligavano i contraenti a concludere, per acquistare bulbi a prezzi anche dieci volte superiori alle quotazioni del mercato si trovarono in rovina1.
Soltanto nel 1877 a Londra verrà fondata la London Metal Market and Exchange Company (LME), il primo exchange ufficiale di commodities che ancora oggi è la borsa dei metalli non ferrosi più importante al mondo. Il LME permetteva di commerciare contratti su rame, piombo e zinco creando i primi futures sui metalli. Negli anni sono stati introdotti: alluminio (1978), nichel (1979), stagno (1989), lega di alluminio (1992), acciaio (2008), cobalto e molibdeno (2010).
Dopo l’istituzione di futures sul cotone nel Regno Unito, nel 1875 venne istituito in India il primo mercato dei futures sul cotone ad opera della Bombay Cotton Trade Association. Ricordo che il continente indiano era un centro fondamentale dell’economia dell’Impero Britannico.
La Borsa del Riso di Dojima, Osaka – Giappone
La prima vera e propria borsa per lo scambio di future è stata ufficialmente la Dojima Rice Exchange nata nel 17301 a Osaka in Giappone per volere dello shogunato Tokugawa. Durante il periodo Edo il riso era un bene utilizzato come mezzo di scambio e come alimento base, quindi, il mercato del riso di Dojima era un luogo di incontro per agricoltori, commercianti e consumatori. Ad esempio all’epoca, i samurai venivano pagati in riso.
I contratti negoziati sulla borsa di Dojima erano simili ai futures moderni, poiché venivano fissati al momento della stipula il prezzo, la quantità di riso e la data di regolamento futura. I venditori di un contratto futures si impegnavano a concludere il contratto e vendere il riso all’acquirente.
Le finalità erano sempre di copertura del prezzo del raccolto o di approvvigionamento del riso a un prezzo prefissato, ma era presente un’importante componente di commercianti che volevano speculare sul prezzo del riso.
La Borsa di Dojima, come riportato dalla Borsa di Osaka “[…] era dotata di un sistema di appartenenza e funzioni di compensazione simili agli scambi nell’era moderna […]. Il prezzo del riso veniva fu diffuso da corrieri o segnali di bandiera attraverso centinaia di chilometri, raggiungendo la capitale e altre grandi città.”
In sostanza, era presente una sorta di Clearing House, un complesso sistema di regole di negoziazione (che verranno poi estese alle altre borse valori) e un sistema di diffusione del prezzo “centralizzato” formato nella borsa.
La nascita del mercato dei futures americano: il Chicago Board of Trade (CBOT)
Negli Stati Uniti della metà del XIX secolo l’economia era in fortissimo sviluppo e Chicago (Illinois) era un importante centro logistico e commerciale. La città è situata sulle sponde dei grandi laghi ed era il cuore pulsante della nuova rete ferroviaria, fluviale e telegrafica americana che collegava i produttori del Midwest con gli investitori e i commercianti della costa orientale.
Nel 1848 la costruzione del Illinois and Michigan Canal permise in collegamento fra Mississippi e Grandi laghi. Mentre nel 1926 venne inaugurata la famosa Route 66 che parte da Chicago per finire a Santa Monica, California.
Questa posizione strategica rese la città un punto d’incontro ideale, ma la necessità di far fronte a una crescente domanda, all’immagazzinamento e al trasporto per lunghe distanze di questi beni rendeva fondamentale la costituzione di un luogo di incontro in cui negoziare contratti per coprirsi dai rischi e assicurarsi le forniture necessarie nel corso dell’anno.
Le negoziazioni dei contratti forward o dei simili contratti “to-arrive” erano già scambiati in Illinois dall’inizio dell’800, ma solo nel 1848 venne costituita la Chicago Board of Trade (CBOT) 2. Entro il 1865 la CBOT era riuscita a creare un sistema standardizzato per i contratti futures sul grano, per tutti gli aspetti tranne il prezzo e il mese di consegna che erano a libera scelta dei contraenti.
La formazione di un prezzo di riferimento nato da mercati regolamentati è stata di fondamentale importanza per gli scambi. Pensate ad esempio che tutte le notizie sul prezzo del petrolio si riferiscono sempre al prezzo dei futures del Brent (Mare del Nord) o del WTI (West Texas Intermediate) sul future a scadenza più vicina (front-month).
L’evoluzione dei mercati dei futures fino ai giorni nostri
Negli anni successivi c’è stato un grandissimo sviluppo del mercato portando alla standardizzazione di futures su soia e mais. Vennero anche introdotte numerose leggi e regolamenti da parte del governo americano e delle agenzie federali preposte che miravano a stabilizzare e rafforzare il mercato (es. Future Trading Act del 1921).
I contratti forward sul cotone iniziarono a essere scambiati a New York a metà ‘800 e nel 1870 venne creata il New York Cotton Exchange (NYCE). Nel 1874 come spin-off del CBOT nasce il Chicago Produce Exchange, che fu rinominato Chicago Butter and Egg Board nel 1898 e poi nel celebre Chicago Mercantile Exchange (CME) nel 1919.
La prima clearing house, inizialmente con adesione volontaria, è stata introdotta nel CBOT nel 1883. Questo soggetto agisce come controparte del contratto futures, di fatto si interpone fra acquirente e venditore garantendo il contratto e riducendo al minimo il rischio di controparte.
Nel 1882 è nato il Minneapolis Grain Exchange, che si concentra sugli scambi di opzioni e futures sul grano duro rosso primaverile. Nei decenni successivi sono stati standardizzati e quotati anche i futures su carne bovina e suina, cacao, avena, segale, succo d’arancia e zucchero.
Nel 1933 nasce per fusione di diversi mercati newyorkesi il Commodity Exchange (COMEX) su cui venivano trattati principalmente futures su oro, argento e rame. Finirà poi acquisito nel 1994 dal New York Mercantile Exchange (NYMEX).
Nel 1972, il CME creò una divisione al suo interno chiamata International Monetary Market (IMM). Questo mercato offriva contratti in valute estere, tra cui sterlina britannica, dollaro canadese, marco tedesco, yen giapponese, peso messicano e franco svizzero. Negli anni ’70 sul NYMEX sono stati introdotti i primi futures su tassi d’interesse, mercati azionari, oro, argento e rame.
Nel 1977 è stato quotato al CBOT il primo futures su U.S. Treasury Bond (T-Bond), nel 1983 sono stati quotati al Nymex i primi futures su Natural Gas e Petrolio.
La Commodity Futures Trading Commission (CFTC) è stata istituita nel 1974 a seguito del Commodity Futures Trading Act di 1974 sulle materie prime che aveva l’intenzione di garantire la trasparenza, l’equità e la stabilità dei mercati dei futures e delle opzioni.
Nel 1971 con l’annuncio di Nixon sospendere la convertibilità fra oro e dollaro americano, che decretò la fine degli accordi di Bretton Woods del 1944 ha dato ancora più spazio a futures e forward poiché i cambi flessibili e la crescita di inflazione hanno aumentato le necessità di coperture.
Nel 2004 la Chicago Board Option Exchange (CBOE) ha quotato i primi futures sul VIX (CBOE Volatility Index). Nel 2006 il CME e il CBOT hanno annunciato la fusione, il nuovo CME Group finirà poi per acquisire la NYMEX Holdings, Inc nel 2008.
Un altro soggetto fondamentale è l’Intercontinental Exchange (ICE) fondato nel 2000 che possiede ad esempio il New York Stock Exchange (Nyse), diversi mercati futures in Europa, Canada e USA (es. International Petroleum Exchange) Liffe (per futures in Europa) e S&P Global Ratings.
I dati della Futures Industry Association (FIA) descrivono che il numero di contratti conclusi nel 2022 è stato di 30 miliardi di contratti di cui il 42% azionari, 15% su tassi di interesse, 14% in valute, 7% in beni agricoli e Metalli, 6% in Energy e il restante 8% di vario tipo. Il mercato si è quindi spostato dalla sua origine agricole e sulle commodities verso un interesse speculativo finanziario.
Conclusione
La storia del trading di futures è antica quanto la civiltà stessa. Questi mercanti cercavano tutti la stessa cosa: volevano incassare a un prezzo fisso oggi per evitare il rischio di domani. I futures e i forward oggi permettono di perseguire finalità di copertura del rischio, speculazione e approvvigionamento.
A partire dall’800 sono stati quotati prima i futures sui prodotti agricoli, poi i primi metalli, fino all’introduzione negli anni ’70 dei primi contratti su titoli obbligazionari, azioni, valute e tassi di interesse. Negli ultimi anni sono stati introdotti futures su sottostanti sempre più esotici come il VIX e il Bitcoin.
Il trading di futures è presente in tutti i continenti, dalla Russia, all’India, passando per l’Europa ma il mercato USA rimane il punto di riferimento.
Non dobbiamo fare l’errore di pensare che oggi i futures siano semplicemente strumenti finanziari migliori. Ci sono parti dei mercati finanziari che sono dominati dai forward poiché gli scambi avvengono fra grandi soggetti per grandi quantità che hanno la possibilità di valutare il rischio di default della controparte accuratamente. Un esempio di questo è il mercato valutario dove le grandi banche e istituzioni si scambiano immense quantità di denaro tramite forward e non sui mercati regolamentati.
L’uso di forward e in particolare dei futures ha ampliato la partecipazione nei mercati finanziari e forniscono un’importante liquidità a questi mercati. I volumi dei futures sono più facili da ottenere e rappresentano un’importante fattore da tenere in considerazione in analisi tecnica e volumetrica.
Se vuoi approfondire ancora questo tema, ti invitiamo a leggere gli articoli sul Contango e la Backwardation e dell’Open Interest.
Note
1Alcune fonti riportano il 1697, ma la Borsa di Osaka (JPX) riporta che quella data si riferisce solamente allo spostamento del mercato del riso nel quartiere Dojima di Osaka.
2 Jeffrey C. Williams in The Origin of Futures Markets identifica la differenza fra forward e contratti “to-arrive” nel fatto che nei primi le spese di stoccaggio e spedizione della merce sono a carico del venditore, mentre nei “to-arrive” sono a carico dell’acquirente. Una curiosità, alla Borsa di Anversa esistono i registri di contratti a termine “to-arrive” dal 1511.
Bibliografia
Aristotele, Politics, trans. Benjamin Jowett
Chance D., Brooks R. (2015), An Introduction to Derivatives and Risk Management, Southwestern.
Chicago Board of Trade (2006). The Chicago Board of Trade Handbook of Futures and Options
Dash M. (2009), La febbre dei tulipani. La prima grande crisi economica della storia, Rizzoli
Hull J., (2016), Fundamentals of Futures and Options Markets, Pearson
Kolb R., Overdahl J., Understanding Futures Markets, Wiley Blackwell
Oosterlinck, K. (2009). History of Forward Contracts (Historical Evidence for Forward Contracts). The New Palgrave Dictionary of Economics. Palgrave Macmillan
Poitras G., (2002), Risk Management, Speculation and Derivative Securities. Academic Press.
Williams J.C., (1982), The Origin of Futures Markets, Agricultural History, Vol. 56, No. 1, Symposium on the History of Agricultural Trade and Marketing, pp. 306-316
Sitografia
Borsa di Osaka, Dojima Rice Exchange
CME Group, Timeline of CME Achievements
Commodity Futures Trading Commission, History of the CFTC
Consob, la Bolla dei Tulipani
Consob, Uso dei Derivati
Futures Industry Association (FIA), ETD Tracker – Futures Only
London Metal Exchange (LME), History
The Investopedia Team, What Is the History of Futures?, Investopedia.com
University of Nebraska – Lincoln, Railroads and the Making of Modern America, mappe tratte dall’Atlas of the Historical Geography of the US
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