Ci sono 3 novità rilevanti per gli aderenti al Fondo Espero, il Silenzio Assenso, la costituzione di un nuovo comparto dinamico e la creazione di un nuovo profilo chiamato Life Cycle. Andiamo per ordine partendo in questo articolo dal Silenzio Assenso. Vi avviso però che questa è un’area grigia in cui non esiste una risposta definitiva.
Sommario
Espero: il Silenzio Assenso o Adesione Tacita
Il 16 novembre 2023 all’ARAN è stato sottoscritto dai sindacati e dall’amministrazione l’Accordo sul silenzio assenso1, di cui inserisco in nota il testo completo, che ha scatenato molte polemiche.
L’acccordo prevede che al momento dell’assunzione in ruolo (dopo il 16 novembre 2023) si riceva una dettagliata informativa dalla propria amministrazione sulla previdenza complementare, sul Fondo Espero, sulle modalità di adesione e sul meccanismo del silenzio assenso. Se il dipendente non esprime entro 9 mesi la volontà di NON aderire a Espero, sarà iscritto automaticamente al Fondo. Fermo restando che entro 30 giorni il lavoratore potrà esercitare il diritto di recesso. Trascorso questo ulteriore periodo l’iscrizione sarà perfezionata.
Per gli assunti in ruolo dal 1° gennaio 2019 al 16 novembre 2023 verrà inviata entro 9 mesi dalla data di sottoscrizione dell’accordo la comunicazione inerente all’adesione al Fondo Espero. Con le medesime modalità è possibile esprimere la propria contrarietà all’adesione a Espero ed esercitare il diritto di recesso entro 30 giorni.
L’iscrizione predeve come impostazione predefinita l’iscrizione nel comparto Crescita di Espero, una linea di investimento bilanciata che prevede circa il 30% in azioni e il 70% in obbligazioni con un obiettivo di investimento di superare del 2% l’inflazione ISTAT.
Le polemiche sull’adesione tacita
Le polemiche hanno riguardato l’adesione tacita ad Espero del lavoratore e la presunta convenienza a livello economico di mantenere il TFR presso l’INPS piuttosto che versarlo su Espero. Ricordo che il Trattamento di Fine Rapporto per i dipendenti della scuola pubblica viene interamente versato al Fondo Espero a partire dal momento dell’adesione e una volta effettuata questa scelta non è più possibile tornare indietro.
Il meccanismo del silenzio assenso è una forma di pressione che spinge verso l’adesione a una forma pensionistica complementare, pratica già prevista per i lavoratori della Pubblica Amministrazione con il Fondo Perseo Sirio o in materia di donazione di organi in Austria, Belgio o Francia (per cui le adesioni sono prossime al 100%) col fine di aiutare la collettività.
Come ho affermato più volte negli altri articoli reputo che la previdenza complementare sia necessaria per la maggior parte delle persone per vivere una pensione più serena. Il problema in Italia è la scarsa conoscenza finanziaria che si traduce nel forzare un soggetto a fare una scelta di cui difficilmente è consapevole e può comprenderne le implicazioni.
Al tempo stesso però, l’adesione a un Fondo di previdenza complementare negoziale come Espero garantisce dei vantaggi specifici, come il contributo da parte dello stato pari all’1% dello stipendio lordo, oltre che vantaggi comuni a tutti i fondi in materia fiscale e di possibili rendimenti finanziari positivi.
Il maggior numero di adesioni permetterà una riduzione dei costi per gli aderenti per merito delle economie di scala. Non è da escludere che la recente notizia della creazione di un nuovo comparto Espero Dinamico, per cui prevediamo un approfondimento, sia frutto delle nuove possibilità create dal prevedibile aumento di flussi di denaro e aderenti.
La rivalutazione del TFR
Entrando nel dettaglio delle critiche sulle rivalutazioni del TFR, ricordo che se lasciato in azienda (INPS) questo viene rivalutato a un coefficiente pari all’1,5% più il 75% dell’inflazione ISTAT dell’indice FOI (indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati). Per i lavoratori pubblici della scuola aderendo a Espero il TFR rimane all’INPS Gestione ex INPDAP ma viene figurativamente rivalutato ai rendimenti del comparto scelto.
La tesi è che le rivalutazioni certe dell’INPS siano superiori ai rendimenti aleatori (non certi) di un fondo pensione.
Dobbiamo ricordarci alcuni aspetti caratteristici dei Fondi Pensione e del TFR. Spesso viene dimenticato che ogni anno alle rivalutazioni del TFR si applica un’imposta sostitutiva del 17% e la tassazione alla fine del rapporto di lavoro tiene conto degli ultimi 5 anni di tassazione IRPEF è pari ad un minimo del 23%, e può aumentare a seconda dello scaglione. Al contrario un fondo pensione parte da un massimo del 15% e scende dopo il 15° anno di adesione dello 0,3% all’anno fino a un minimo del 9%.
Il grafico sopra illustra l’andamento dell’indice FOI, l’inflazione, dal 1948 al 2023, in rosso è indicata la sua media storica (1948-2023) mentre in arancione la media degli ultimi 20 anni. Come possiamo vedere dalla progressione dei dati, l’inflazione è stata sotto controllo negli ultimi anni a valori anche inferiori al 2% (valore che rappresenta l’obiettivo, cd. Target, della BCE).
Per non dilungarmi troppo, il rendimento medio del comparto Crescita del Fondo Espero negli ultimi 17 anni al 3,03% al netto delle commissioni, per tornare a valori dell’inflazione media che rendano conveniente mantenere il TFR in azienda dobbiamo prendere in considerazione il periodo pre-euro a inizio anni ’90. Con la nascita dell’Euro, la stabilizzazione dei cambi e dei tassi, infatti, l’inflazione è stata molto contenuta, così come la crescita economica.
Il risultato è che, quando l’inflazione ISTAT è elevata (come negli ultimi due anni) la rivalutazione del TFR in azienda (INPS) nel singolo anno sarà superiore con buona probabilità al rendimento di qualunque Fondo pensione. Tuttavia, il nostro orizzonte di investimento è molto più ampio per cui l’effetto dell’alta inflazione viene diluito nel tempo a vantaggio dei fondi pensione se permangono le condizioni di stabilità degli ultimi 30 anni.
Certezza dell’INPS contro incertezza dei mercati finanziari
L’ultima critica riguardava la certezza del TFR se lasciato all’INPS rispetto alla possibilità di perdere parte dei propri soldi se versati in un fondo pensione.
La rivalutazione è frutto di un semplice e certo calcolo contabile sulle quote accantonate presso l’INPS. Al contrario i rendimenti ottenuti dagli investimenti sui mercati finanziari non sono certi perché frutto dell’attività economica futura delle aziende e degli stati.
Gli investimenti dei fondi pensione sono diversificati in migliaia di titoli di differenti società e stati. I versamenti, inoltre, avvengono ogni mese garantendo una diversificazione temporale. Per questo è improbabile che ci sia una forte riduzione di valore ma non è possibile escluderla. Questo perché non possiamo escludere eventi catastrofici e poco probabili come il classico meteorite ma anche il fallimento dello stato italiano e dell’INPS.
Espero per coprire il problema della certezza dispone di un comparto garantito che assicura il rimborso di almeno quanto si ha versato, però né il comparto Crescita né il comparto Dinamico (in via di formazione) godono di questa protezione. Motivo per cui il capitale disponibile al momento della pensione dipende dai rendimenti non certi ottenuti dal fondo.
Link Utili
1 ARAN, Accordo sulla regolamentazione inerente alle modalità di espressione della volontà di adesione al Fondo pensione Espero, anche mediante forme di silenzio-assenso, ed alla relativa disciplina di recesso del lavoratore, 16 novembre 2023. Raggiungibile a questo link sul sito dell’ARAN.
Covip, Guida introduttiva alla previdenza complementare
ISTAT, Indice FOI, febbraio 2024
Sito del Fondo Espero, www.fondoespero.it
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