Il primo ETF fu lanciato da State Street Global Advisors nel gennaio del 1993 negli Stati Uniti presso l’American Stock Exchange (AMEX), è lo Standard & Poor’s Depositary Receipts (o SPDRs). L’ETF esiste ancora oggi ma ha cambiato nome in SPDR S&P 500 Trust ETF (Ticker: SPY). L’ETF replica passivamente lo S&P 500, ossia mira a ottenere le performance del più famoso indice mondiale da cui però devono essere dedotti i costi di gestione. L’aspetto più interessante è che lo SPY è ancora il maggior ETF per masse gestite, pari a 334 mld$ a febbraio 2021.
Origine degli ETF
Il testo seguente sarà riassuntivo, non riteniamo che maggiori dettagli sarebbero utili al lettore. L’origine degli ETF è però antecedente di alcuni decenni. L’idea di scambiare interi portafogli come se si trattasse di singole azioni risale agli anni ’70, ma coinvolgeva solo investitori istituzionali. Le condizioni dei mercati, gli elevati importi e la carenza di sistemi informatici adeguati resero però molto rare queste operazioni.
Il concetto di scambiare interi panieri di titoli sul mercato però restò viva. Gli sforzi si concentrarono sul rendere le quote dei fondi comuni scambiabili sui mercati, per le loro caratteristiche di standardizzazione e poiché esse stesse rappresentavano panieri di titoli. Il problema principale era la gestione di continui flussi in entrata e uscita dai futuri fondi quotati che ne ostacolava l’operatività.
Per superare questa problematica si osservò il mercato delle materie prime in cui era usuale depositarle, presso società di custodia, in cambio di ricevute di deposito (depositary receipts), che ne rappresentano i relativi diritti proprietari. Questa procedura rendeva molto più agile il trasferimento tramite la sola ricevuta di deposito. Da questa idea nasce la Creation & Redemption in Kind che rappresenta il cuore del meccanismo di funzionamento degli ETF che non analizzeremo in questa sede.
Il passo successivo fu creare un paniere di azioni che replicasse un indice di mercato comunemente noto e di depositarli in cambio di ricevute. Queste sarebbero state poi suddivise in un numero elevato di titoli per poter essere scambiate sul mercato come comuni azioni. Questa logica rese possibile l’acquisto e la vendita di titoli senza che ciò comportasse entrate e uscite per il fondo sottostante.
È intuibile che per praticità ci si rivolse per lungo tempo ai soli fondi passivi. Si ricorda che il primo fondi d’investimento passivo per istituzionali è stato lanciato nel 1973 da Wells Fargo e dall’American National Bank, mentre il primo index mutual fund dedicato al pubblico è stato lanciato da John Bogle (famoso fondatore di Vanguard) nel 1976 con il nome di Vanguard 500 Index Mutual Fund.
In estrema sintesi, il successo degli Index Fund è dovuto all’economicità della loro gestione che limita i riposizionamenti e la sfiducia nei confronti della gestione attiva cresciuta dopo alcune pubblicazioni proprio negli anni ’70 (es. Malkiel, Fama e Samuelson).
Il primo vero tentativo di creare un ETF risale al 1990 quando una società di Los Angeles, la Leland-O’Brien-Rubinstein, creò un fondo applicando le idee di base degli ETF attuali. Le azioni erano raggruppate in un paniere, il quale poteva essere quotato in Borsa e negoziato come una singola unità. Tuttavia, a causa delle alte soglie minime d’investimento non riscosse grande interesse fra gli investitori. Sempre nel 1990 in Canada la società Toronto Index Participation Shares decise di creare un titolo che replicasse il Toronto 35 Index Participation Units (TIPs 35) diventando immediatamente molto popolare.
SPDR S&P 500 Trust ETF (SPY) e gli anni successivi
In questi anni l’AMEX era in difficoltà a fronteggiare l’ascesa del Nasdaq e non riusciva ad aumentare il numero dei titoli quotati per incrementare il giro d’affari. Visto il successo canadese due dirigenti dell’Amex, Nathan Most e Steven Bloom, svilupparono e progettarono il primo ETF moderno assieme a State Street GA. Questo fondo è proprio lo S&P 500 Depositary Receipts poi diventato il famoso SPDR S&P 500 Trust ETF (SPY).
Negli anni successivi constatato il successo dello SPY in poco tempo le maggiori società finanziarie sono entrate nel business, in particolare il ‘Nasdaq 100 Trust’ (conosciuto anche come QQQ o Cubes) creato da Invesco PowerShares nel 1999. L’espansione è stata molto importante nei quasi trent’anni di vita degli ETF e la famiglia si è allargata con gli ETC (Exchange Traded Commodities) e gli ETN (Exchange Traded Notes).
Per quanto riguarda gli ETF alcuni dei passi più importanti sono stati: il primo ETF focalizzato sul fixed income (iShares iBoxx $ Investment Grade Corporate Bond ETF – 2002); il primo ETF smart beta (iShares Russell 1000 Value ETF – 2000); il primo ETF su una commodity (SPDR Gold Trust – 2004); i primi ETF a leva di Proshares (2008); il primo ETF attivo (YYY, 2008) e il primo ETN sulla volatilità (VXX, 2009).
Le prime quotazioni di Etf sui mercati europei risalgono all’aprile 2020. Il debutto a Piazza Affari risale al 30 settembre 2002, ma gli ETF hanno rapidamente conosciuto una grande espansione e raggiunto quota 100. Nel 2007, questo successo ha convinto Borsa Italiana a dedicare a questi fondi un mercato apposito: ETFPlus.
A gennaio 2021, secondo i dati forniti da ETFGI, gli ETF sono 7.665 a livello globale e gestiscono un totale di 7,8 trilioni di dollari (trn$). Se contiamo anche gli ETC ed ETN il numero sale a 8.675 per un totale di oltre 8 (trn$) di capitali gestiti.
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