Per individuare le differenze fra ETF, ETC e ETN dobbiamo prima definire la loro famiglia. Tutti e tre gli strumenti ricadono sotto il cappello di Exchange Traded Products e per questo hanno molti punti in comune, ma non dobbiamo confonderli.
Sommario
Exchange Traded Products (ETP)
Il principale punto in comune è la quotazione su mercati regolamentati in cui sono presenti regole e attori che devono garantire continuità, economicità e trasparenza allo scambio. La negoziazione può avvenire anche OTC (over-the-counter).
La struttura normativa è abbastanza standardizzata anche se ci sono delle differenze fra i vari paesi. Gli ETP godono del medesimo meccanismo di funzionamento chiamato creation redemption in kind di cui abbiamo redatto un approfondimento e attuano le modalità di replica degli ETF.
Gli ETP sono creati e gestiti da Società di gestione del Risparmio (SGR), queste hanno l’obbligo di dare in custodia i titoli facenti parte del portafoglio a una banca depositaria indipendente (custodian). Il patrimonio del gestore è separato dall’ETP per cui non si incorre nel rischio di fallimento dello stesso.
Il compito della banca depositaria è detenere le risorse del fondo, accertare la legittimità delle operazioni di emissione e rimborso delle quote e il calcolo del valore delle stesse. La custodian deve eseguire le istruzioni della SGR avendo anche il compito di verificare il rispetto delle norme di legge, del regolamento del fondo e delle prescrizioni degli organi di vigilanza.
Exchange Traded Funds (ETF)
Gli Exchange Traded Funds sono fondi comuni d’investimento aperti, in cui il patrimonio è variabile ed è quindi possibile sottoscrivere nuove quote o chiederne il rimborso quotidianamente. Gli ETF sono dei titoli derivati ossia, il cui valore deriva da un altro asset finanziario (il sottostante) che è un paniere di altri strumenti finanziari come azioni, obbligazioni, materie prime, futures e altro.
La condizione necessaria affinché un fondo possa essere classificato come ETF in Europa è l’armonizzazione alla normativa europea UCITS (2009/65/CE), acronimo che troviamo anche nella denominazione dei fondi. Gli ETF quotati negli Stati Uniti non pubblicano il KIID (richiesto dalla normativa UCITS) e per questo non sono acquistabili (facilmente) da investitori europei.
Gli ETF possono essere suddivisi in ETF passivi, ETF attivi ed ETF Smart Beta. Esistono alcuni casi di ETC ed ETN attivi.
L’utilizzo principale è prendere posizione su panieri composti da centinaia di titoli su interi paesi, continenti, mercati o settori con l’acquisto di un solo titolo anziché sostenere i commissionali di centinaia di operazioni. Non dimentichiamo che il valore della quota di questi fondi non è la somma del valore delle singole azioni. Se fosse così, prendendo lo S&P500 il valore sarebbe di diverse centinaia di migliaia di dollari.
In teoria, l’acquisto dovrebbe essere semplice ed economico e gli strumenti dovrebbero essere comprensibili e caratterizzati da normative tali da garantire ampia trasparenza, infine dovrebbero garantire la diversificazione. Non è sempre così, abbiamo parlato più volte dei diversi rischi a cui ci si espone investendo in ETF. Molti presentano meccanismi di replica complessi che coinvolgono derivati, altri sono settoriali o tematici (per cui poco diversificati), alcuni ETF sono attivi e hanno regole di trasparenza diversa… Queste considerazioni valgono anche per ETC e ETN.
Exchange Traded Commodities (ETC)
Gli Exchange Traded Commodities sono strumenti finanziari derivati cartolarizzati emessi da una società veicolo (SPV, special purpose vehicles). Gli ETC sono caratterizzati da separazione patrimoniale e prevedono l’investimento diretto o in materie prime fisiche (in questo caso sono definiti ETC physically-backed) o in contratti derivati sulle stesse materie prime stipulati dall’emittente con operatori di elevato rating.
Gli ETC sono assimilabili dei titoli di debito zero coupon senza scadenza che attuano una replica passiva del sottostante. Questi strumenti sono negoziati in borsa, il prezzo pertanto dipende direttamente o indirettamente dall’andamento del sottostante e viene mantenuto allineato dal meccanismo di creation redemption in kind.
Gli ETC sono di fatto delle ABS (asset backed securities) generalmente garantite dalla presenza della materia prima fisica o di un collaterale, depositato presso una banca indipendente, al fine di limitare i rischi per l’investitore.
Le esposizioni fornite da questi strumenti possono essere anche a leva, ad esempio il Wisdomtree Natural Gas 3x Daily Lev quotato su Borsa Italiana.
Gli ETC sono utilizzati come alternative di accesso al mercato delle materie prime più semplici, accessibili e economici rispetto ai futures o al mercato spot del sottostante.
Exchange Traded Notes (ETN)
Gli Exchange Traded Notes sono strumenti finanziari derivati cartolarizzati emessi da una SPV a fronte dell’investimento diretto dell’emittente nel sottostante (diverso dalle commodities) o in contratti derivati sul medesimo.
Gli ETN sono anch’essi titoli di debito zero coupon privi di scadenza che non distribuiscono cedole o dividendi. Queste note sono costruite su mercati che solitamente non sono stati coperti da ETF per gli alti costi, scarsa liquidità o perché si tratta di mercati emergenti. La replica è solamente sintetica e l’ETN non detiene titoli o futures.
Il sottostante di un ETN può rappresentare indici di valute, di volatilità, tassi d’interesse, indici azionari e obbligazionari. Non dovendo sottostare alle norme di diversificazione del rischio essi possono investire tutto il capitale in una singola posizione.
Sono considerabili ETN anche tutti i titoli derivati che offrono esposizioni su una singola azione anche a leva long o short presenti sui mercati. Per fare un esempio cito il Graniteshares 3X Long Nvidia Daily ETP quotato su Borsa Italiana. Esistono anche ETN costruiti sul VIX, l’indice della volatilità dello S&P 500.
ETN statunitensi
Quelli fino ad adesso descritti sono gli ETN quotati nell’Unione Europea, esistono infatti rilevanti differenze con gli ETN statunitensi.
Gli ETN statunitensi sono titoli di debito emessi da banche che presentano una scadenza a 20 o 30 anni; la collateralizzazione è facoltativa mentre nell’UE è obbligatoria al 100%. Sono previste clausole di rimborso anticipato da parte dell’emittente (es. ETC sull’Oil nel 2020). La banca non è vincolata a investire i fondi raccolti nel sottostante del titolo. Il processo di creation viene sostituito da emissioni di nuove quote su iniziativa dell’emittente mentre la redemption avviene su iniziativa dell’investitore a determinate condizioni.
Alcuni quindi potrebbero non possedere direttamente nessun sottostante che garantisca l’obbligazione. Diventando solo una promessa non garantita dall’emittente di remunerare l’ammontare stabilito a una certa data futura, senza corrispondere cedole a scadenze prefissate.
La capacità di rimborso di questi titoli è legata unicamente alla sopravvivenza dell’emittente, di cui l’investitore è a tutti gli effetti un creditore senza alcun privilegio. Il loro valore quindi è dipendente anche dal rating dell’ente. MA, ricordatevi che questi voti valgono fino a un certo punto. Guardate il caso degli ETN di Lehman Brothers, nel 2008 che hanno mantenuto la tripla A fino a poche ore dal default.
Fonti
ETF Securities. ETPedia, The educational guide to Exchange Traded Products (ETPs)
J. Hill, D. Nadig, M. Hougan, D. Fuhr (2015), A Comprehensive Guide to Exchange traded Funds (Etfs)
Richard A. Ferri (2010), The ETF book: all you need to know about exchange-traded funds. John Wiley & Sons.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright FinanceLooting