Cosa sono gli Swap(s) e i Contract for Difference (CFD)? Perché sono collegati? Sono risposte che dovreste sapere perché i primi sono utili per combattere i movimenti avversi dei tassi d’interesse nei mutui e i secondi sono una delle principali cause della frase “mi sono bruciato il conto“!
Swap
Gli swap sono contratti derivati in cui due parti si accordano per scambiare un flusso finanziario a una data prestabilita o secondo una cadenza prestabilita. I pagamenti possono essere espressi in valuta differente. Il primo è nato nel 1981 fra IMB e la World Bank.
Uno swap è un contratto derivato simmetrico con il quale due soggetti si impegnano a scambiare periodicamente delle somme di denaro (flussi) calcolate applicando al medesimo capitale (detto nozionale) due diversi parametri riferiti a due diverse variabili di mercato.
Il capitale nozionale è oggetto di scambio tra le parti soltanto in alcune tipologie di swap. Sono strumenti simili al forward rate agreement con la differenza che il contratto non prevede un unico scambio, bensì una serie di pagamenti futuri. A differenza di futures e opzioni negli swap è sufficiente essere solvibili, perché appunto il nozionale non viene scambiato.
Gli swap sono negoziati in larghissima misura su mercati non regolamentati (OTC), esponendo l’investitore a un rischio di controparte e di credito, presente anche negli Exchange Traded Funds, ETC e ETN che utilizzano questi derivati. Per risolvere questo problema a partire dal 2007 esistono alcuni swap standardizzati scambiati sui mercati regolamentati. In questo caso si inserisce il meccanismo dei margini con l’obiettivo di ridurre il rischio di controparte e il rischio di credito similmente a quello che avviene con i futures.
Gli swap sono vantaggiosi perché sono flessibili, economici e forniscono esposizioni a leva, ma restano strumenti complessi. Lo svantaggio è sintetizzabile nel rischio di controparte e nella complessità di alcuni contratti.
Le finalità degli swap sono copertura, speculazione e arbitraggio. Possono essere utili a trasformare la natura di un’attività o una passività (ad esempio una posizione come un mutuo da tasso fisso a tasso variabile scambiando i flussi calcolati sul nozionale).
Gli swap si dividono a seconda del sottostante:
- Interest Rate Swap (IRS): le parti si scambiano pagamenti periodici di interessi calcolati sul capitale nozionale di riferimento, per un periodo prestabilito pari alla durata del contratto. I più diffusi sono i Plan Vanilla Swap per cui si scambia un flusso basato su un tasso fisso (fixed) e un flusso indicizzato a un tasso variabile (floating). Esistono anche i Basis point swap (entrambi tassi variabili), gli Amortising Swap (il nozionale diminuisce nelle varie scadenze come un ammortamento) e gli Zero Coupon Swap (il fixed rate viene pagato a scadenza, mentre il floating viene pagato a scadenze periodiche). Il capitale nozionale non viene scambiato.
- Currency Swap: per cui le parti si scambiano gli interessi (a volte anche i nozionali) denominati in una valuta contro capitale e/o interessi espressi in un’altra. I flussi possono essere sia a tasso variabile che fisso. Servono per copertura dal rischio di cambio, speculazione e trasformazione di un titolo o di una passività in un’altra valuta.
- Asset swap: si scambiano pagamenti periodici derivanti dal rendimento di un asset o di un paniere di asset che possono essere: merci (Commodity swap), azioni (Equity swap), obbligazioni e altri strumenti finanziari. Sono possibili anche scambi di un asset (azioni) con un flusso derivante da un altro asset (obbligazioni). Sono usati anche per gli ETP a replica sintetica, appunto swap based. Le finalità sono speculazione e copertura. Nei commodity swap è possibile sfruttare la quotazione della stessa materia prima su più mercati per finalità di arbitraggio.
- Credit Default Swap (CDS): sono contratti per cui un soggetto (protection buyer) a fronte di un falusso di pagamenti periodici effettuati a favore della controparte (protection seller) si protegge dal rischio di credito del sottostante. È un rapporto assicurato-assicuratore. Il sottostante può essere costituito da una specifica emissione, da un flusso di interessi, da un emittente o da un portafoglio intero di diversi strumenti finanziari. La finalità principale è la copertura dei rischi, ma sono possibili fini speculativi se non vi è un credito sottostante. I CDS sono venduti in genere dalle banche, ma sono scambiati OTC per questo esiste un’associazione privata, l’International Swaps and Derivatives Association (ISDA), che si occupa di favorire, regolamentare e vigilare sul mercato. Tuttavia, l’ISDA è stata anche colpita da alcuni scandali collegati alla crisi del 2008. In materia di CDS se non li avete visti vi consiglio due film: The Big Short o Inside Job.
Contract for difference (CFD)
I Contratti per differenza (in inglese contract for difference o CFD), sono dei contratti derivati fra due parti in cui l’acquirente paga un tasso d’interesse (es. Euribor) più uno spread (inteso come % fissa fra domanda e offerta) e in cambio riceve dal venditore (il broker o un market maker) il rendimento del sottostante (compresi dividendi). Viene effettivamente liquidata la differenza fra questi due valori
Partendo dalla definizione possiamo già notare un collegamento con i paragrafi precedenti, infatti, i CFD sono nati negli anni ’90 a Londra, proprio basandosi sugli Swap. Inizialmente sono stati utilizzati da Hedge funds e investitori istituzionali per proteggere le proprie posizioni sul London Stock Exchange a un costo contenuto, successivamente si sono allargati alla platea retail.
Il sottostante sono azioni, indici, valute, ETF, criptovalute e commodities, ma anche altri derivati come le opzioni. I CFD consentono di operare in via continuativa durante la giornata di negoziazione poiché il contratto resta aperto fino alla chiusura e non prevede scadenza, al contrario di altri derivati come i warrant o le opzioni. Durante la notte, a un orario fissato dal broker, si verifica un rollover del contratto per la giornata successiva, spesso è applicata una commissione overnight se il contratto non viene chiuso prima dell’orario.
Le performance sono pari al prezzo di apertura meno il prezzo di chiusura del contratto, al netto degli interessi pagati ai broker. I CFD replicano l’andamento del sottostante per cui sono degli strumenti passivi. Sono possibili vendite allo scoperto di CFD, per posizionarsi short sul sottostante. Nel caso di una posizione corta (short) gli interessi sono calcolati sottraendo una percentuale fissa (lo spread) al tasso di riferimento.
Nei CFD, la proprietà del sottostante non passa all’investitore ma resta al broker, all’investitore non spettano diritti di voto e in caso di default non si configura come creditore dell’azienda. Si è esposti anche a un rischio di default e controparte verso il broker. In caso di acquisizioni o delisting, la posizione in CFD viene chiusa il giorno precedente indipendentemente dalla volontà del detentore.
Il vantaggio principale è che aprire una posizione non è necessario pagare l’intero ammontare del sottostante (es. 100 azioni Tesla), ma solo un margine e conseguentemente usufruire dell’effetto leva (anche a 10x). Il margine è solitamente pari al 10-20% del valore dell’operazione a seconda di volatilità e tipologia di sottostante. Ricordate che è possibile perdere più del margine iniziale versato. Oltre a questo, c’è un margine di mantenimento che varia in base all’andamento del mercato che viene utilizzato se la posizione si muove contro l’investitore.
La negoziazione dei CFD è esclusivamente OTC, perché sono dei contratti fra l’investitore e il suo broker, e prevede la presenza un prezzo d’acquisto (buy) e un prezzo in vendita (sell). Questi prezzi sono fissati a livelli inferiori o superiori a quelli di mercato. La differenza è il Bid Ask Spread, ma notate che in questo caso coi CFD è maggiore di quello di mercato.
Questo spread è una forma di remunerazione per il broker ed è spesso incluso nel costo di apertura della posizione. Lo spread varia nel tempo, se dovete chiudere una posizione ed è aumentata la volatilità potreste trovarvi una differenza molto più ampia che può erodere i profitti o enfatizzare le perdite. È possibile inserire take profit, stop loss e altri ordini condizionati, ma in genere è richiesto il pagamento di una fee aggiuntiva.
I valori sono calcolati in tempo reale e vengono continuamente accreditati guadagni e perdite, questo espone al rischio di margin call che si verifica quando il saldo del conto scende al di sotto del requisito di margine richiesto per mantenere aperta una posizione. Se il margine non viene integrato (a me piace dire rimpolpato) in tempo il broker provvederà a liquidare le posizioni.
Oltre agli interessi passivi ci sono altre spese per l’acquirente che sono diverse per ogni broker e assumono denominazioni differenti. Cito alcuni casi da tenere d’occhio:
- le commissioni di entrata e uscita (es. CFD azionari CMC Markets),
- i costi per i dati di mercato live,
- i costi per stop loss garantiti (GSLO – Guaranteed Stop Loss Order),
- i costi di mantenimento: chiamati anche commissioni overnight, che scattano se la posizione rimane aperta alla chiusura della borsa sottostante.
- i costi per l’inattività del conto.
- Ci sono anche delle commissioni esterne alla transazione come i costi di inattività, le commissioni di conversione della valuta (al deposito, es. eToro) e le commissioni di prelievo.
- È possibile che le commissioni aumentino dal venerdì alla domenica.
I vantaggi per gli investitori li troviamo nelle possibilità di investimento anche con poco capitale, nella mancanza di imposta di bollo o commissioni sul deposito titoli, la possibilità di operare short e sfruttare l’effetto leva. Quest’ultimo è anche uno svantaggio perché se gestito malamente o inconsapevolmente può portare ad ampie perdite. Altri svantaggi sono i bid ask spread ampi in caso di volatilità del sottostante e il rischio di venire sottoposti a margin call. La tassazione è al 26% sui capital gain.
Esempio CFD
Il CFD di Alpha S.p.A. vale 10 euro, vogliamo acquistare 1000 contratti, il margine richiesto è del 10% pari a 1.000 euro. Supponiamo che il sottostante aumenti dell’10% a 11 euro dopo 5 giorni e chiudiamo l’operazione. Il profitto lordo sarà pari a 11-10*1.000, ossia 1.000 euro.
A questo profitto dobbiamo togliere gli interessi passivi, per fare un esempio usiamo le fees applicate da eToro al 9 marzo 2022. Dal documento emerge che per un’operazione long si paga lo spread fra acquisto e vendita (0,09%) e le fees overnight intese come il numero di CFD * (6,4% + Libor (1,99%))* numero giorni/365 * prezzo. Il calcolo delle fees overnight (o tasso swap buy) sarà 10.000*(6,4%+1,99%)*(5/365) pari a 11,49 euro, mentre saranno da pagare 9 euro per lo spread. Il profitto netto sarà 979,5 euro.
Bloccando un margine di 1.000 euro abbiamo guadagnato 979,5 euro = 97,95%! Capite bene la forza della leva. Bene, ora immaginiamoci la situazione opposta. L’azione perde il 10%… complimenti avete azzerato la vostra posizione.
Conclusione
Gli Swap sono strumenti molto utili per anestetizzare i movimenti dei tassi d’interesse, ma anche per operazioni di speculazione. Adoro questo strumento per la flessibilità e l’ampio uso che viene fatto nei mercati.
I CFD sono degli strumenti che apprezzo, sono utili e flessibili, ma non posso nascondere un certo astio per l’uso che ne viene fatto. I contratti per differenza sono strumenti complessi e altamente speculativi, ma vengono dati in pasto alle masse con troppa leggerezza, portando a perdite e conti bruciati. Ho letto articoli sul web che indicano i CFD come “strumenti finanziari consigliati a chi inizia la propria attività di trading” e altri autori li confondevano coi certificates…
Pensate che i CFD non sono permessi negli Stati Uniti per le normative a tutela degli investitori della Commodity Futures Trading Commission (CFTC) e della Securities and Exchange Commission (SEC) sui mercati OTC.
I test sulle piattaforme di brokeraggio sono, dal mio punto di vista, insufficienti e sarebbe opportuno sviluppare nuove modalità di valutazione. La motivazione principale per cui molti hanno dilapidato i risparmi con un conto in CFD è la mancata comprensione di uno strumento che opera a leva che può garantire guadagni, ma anche la perdita totale del capitale.
Un elemento molto importante quanto utilizzate i derivati e in particolare i CFD è non farvi prendere dalla frenesia (FOMO) nelle fasi più volatili del mercato. Potreste avere delle brutte sorprese (not-stonks)!
Fonti
Borsa Italiana, Lo swap: che cosa è e a cosa serve
Mccaffrey M., An Introduction Tto Swaps, investopedia.com
Testo Unico della Finanza (TUF), d.lgs 58/1998.
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